Motocross ’80, gli anni d’oro del cross: in pochi attimi tutto cambiò

Share on:

Un altro bellissimo articolo del nostro amico Matteo Portinaro con il quale facciamo un salto indietro nel tempo, nel Motocross degli anni ’80, gli anni d’oro del cross.

A volte serve prendere tempo e fermarsi, distaccandosi dalla frenesia dei giorni nostri, immaginando cosa sarebbe stato il nostro percorso di vita se in determinate circostanze le cose avessero preso un’altra piega. Questione di momenti, di pochi attimi che hanno cambiato per sempre alcune vite. Ho lavorato con la fantasia, ponendo una serie ben nutrita di “se” e di “ma” che mi hanno proiettano in un mondo che non ha mai preso concretamente forma, ma che è rimasto comunque bello sognare.

Duelli tra campioni che non hanno avuto la fortuna di incrociarsi a causa di eventi dove il destino ha riservato loro una sorte beffarda e crudele. Essendo particolarmente legato al Motocross degli anni 80 mi capita di ripensare a due tragici momenti che hanno mutato in maniera rilevante il corso della storia, soprattutto in America: incidenti che hanno spezzato le carriere di campioni leggendari e senza tempo, quali Danny Chandler e David Bailey.

Il primo sempre spettacolare e mai banale nel modo di dominare la moto, protagonista di numeri da urlo che animavano come mai successo prima le folle, il secondo con quella guida “smooth”, ovvero liscia e pulita, faceva sembrare semplice qualsiasi gesto in sella al mezzo meccanico. Nello spazio temporale di nemmeno un paio d’anni, questo sport ha quindi assistito alla fine (sportiva) di due campioni tanto diversi quanto amati dalle folle, non solo d’oltreoceano. I loro tragici avvenimenti hanno toccato nel profondo molti prim’attori di questo magnifico spettacolo.

Danny MagooChandler Mondiale 1985 classe 500

Danny Magoo Chandler – Mondiale 1985 classe 500

Nel Supercross di Bercy del 1985 la sorte fece visita a Magoo Chandler che all’atterraggio da un salto perse il controllo, venendo disarcionato dalla moto, rovinando a terra. Il suo corpo fu protagonista di un movimento totalmente innaturale. Non passò molto tempo che, nel Gennaio 1987, toccò a “the little professor”, campione Supercross nel 1983, dover dire per sempre addio alle competizioni. Johnny O’mara, ex compagno di team e grande amico di David, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa, ricordò quanto Bailey stesse andando davvero forte in quel periodo. Anzi, veramente troppo forte e tutto ciò lo spaventò.

Non passò molto tempo che, nelle prime uscite della stagione, il campione di San Diego tentò un doppio salto, realisticamente improponibile, cadendo malamente. David, dopo aver ripreso conoscenza, pensò che sarebbe stato costretto a saltare qualche prova e probabilmente anche il debutto nel campionato indoor, ma le sue condizioni risultarono da subito molto più gravi di quanto si potesse immaginare. La lesione alla quarta e alla quinta vertebra della colonna vertebrale fece calare il sipario sulla sua carriera. I due fenomeni a stelle e strisce dovettero affrontare un lungo percorso prima di tornare ad una sorta di normalità e chissà quante volte, magari assistendo alle gare dei campioni che nel corso degli anni a venire si sono succeduti, si domandarono come sarebbero potute andare le cose se la sorte non gli fosse stata avversa.

David Bailey AMA 1986

David Bailey AMA 1986

Ho cancellato per un momento questa triste realtà, continuando a vederli ancora in pista, come se niente fosse mai accaduto, dentro uno spettacolo che loro stesso generavano con furore, con una passione che li portava a non demordere mai, a buttare dentro una forza in più, andando oltre proprio quando la stanchezza annebbiava la mente e limitava il corpo. Tutto ciò per stupire ancora, per rilasciare una sorpresa inaspettata ai fans, con una rimonta magistrale o un sorpasso da antologia.

Diventa arduo ipotizzare su quale binario si sarebbero incanalate le loro carriere, ma ho voluto provarci lo stesso, lasciando scorrere come un fiume in piena la passione che mi scorre dentro: Chandler, nel 1985, aveva preso parte al mondiale 500 e, con 2/3 anni di esperienza e qualche insegnamento ben riposto nel bagaglio interiore, avrebbe certamente potuto dire la sua per la lotta al titolo di quello che ai tempi era considerato il campionato più prestigioso di tutti, quello della mezzo litro. Dall’altra, David avrebbe certamente duellato per tutto il 1987 con Johnson per la conquista del Supercross e del National, come anche nella stagione a venire. E se poi nel 1989 avesse scelto di cimentarsi nel mondiale dove, oltre a Chandler, c’erano piloti del calibro di Thorpe, Jobè e Geboers? Per dare il via ad un confronto inaspettato, duellando così per un anno intero con i rivali europei. Un obiettivo da curare nel dettaglio, con in testa il desiderio ardente di vincere in casa loro, dai sabbiosi circuiti olandesi, a quelli duri italiani, passando per quelli storici di Namur e Farleigh Castle.

Così ho spesso creato questo film interiore, sognando ad occhi aperti un duello stellare tra i due campioni Usa e i tre europei. Sarebbero stati spinti tutti da stimoli enormi, da una voglia che definire feroce (inteso nel senso buono e sano del termine agonistico) sarebbe stato riduttivo. Chandler, a 30 anni, si sarebbe ritrovato davanti ad una delle ultime occasioni per poter cogliere il titolo, con la voglia di mostrare agli scettici che, nonostante i suoi gesti da pilota spettacolare e senza mezze misure, avrebbe potuto ottenere quel successo tanto ambito. Bailey, da par sua, avrebbe calcolato tutto a puntino, magari cambiando team, iniziando una sfida nella sfida, totalmente nuova e stimolante come non mai, con il desiderio di emulare i connazionali Brad Lackey e Danny La Porte, che nel 1982 conquistarono rispettivamente i titoli della classe 500 e 250.

Gli europei sarebbero stati capitanati da Geboers: il belga, fresco campione della categoria e primo pilota al mondo a realizzare lo storico tris di titoli, avrebbe avuto la fame addosso di dar ancora più lustro a quella conquista, sconfiggendo non solo i rivali di sempre, ma anche quegli americani che troppe volte si erano reputati i più forti. L’inglese Dave Thorpe, dopo due stagioni bersagliate da svariati infortuni fisici, avrebbe intensificato come non mai la preparazione, di modo da poter arrivare al top non solo sui tracciati duri, dove aveva ben pochi rivali, ma anche su quelli più morbidi del nord Europa. E per finire Georges Jobè, al rientro nella classe regina dopo una stagione opaca conclusa solo al decimo posto nella ottavo di litro, sarebbe tornato deciso come non mai, desideroso di riprendersi lo scettro ottenuto appena due stagioni prima. Dalla sabbia olandese di Valkeesward, esordio stagionale, passando per gli splendidi tracciati di Saint Jean d’Angely e Fermo, continuando con Namur, Farleigh Castle ed Ettelbruck, giungendo all’ultima prova Svizzera, con il tracciato ridotto ad un pantano, in condizioni davvero proibitive.

Diventa impossibile pronosticare quale sarebbe stato il risultato finale, anche perché, oltre a questi fenomeni, nella bagarre ci sarebbero stati altri nomi di spicco quali Kurt Nicoll, Jeff Leisk, Jacky Martens, Jacky Vimond e Kees Van Der Ven, non proprio gli ultimi arrivati. L’unica certezza è che si sarebbe arrivati ad un epilogo thriller, con cinque fuoriclasse racchiusi in una manciata di punti, pronti a giocarsi il tutto per tutto per quel titolo che avrebbe assunto un valore incalcolabile.

Mondiale 1986 classe 500, 4 Jobè, 2 Malherbe, 1 Thorpe, 3 Geboers

Mondiale 1986 classe 500, 4 Jobè, 2 Malherbe, 1 Thorpe, 3 Geboers

La storia ha però scritto pagine diametralmente diverse. I due yankee hanno solo potuto immaginare molte sfide epiche come questa, ma la paraplegia ha relegato i loro sogni di gloria in una malinconia di fondo che, probabilmente, non si estinguerà mai. Magoo, purtroppo, è venuto a mancare nel Maggio del 2010, David invece è ancora vivo e vegeto e ha continuato a lottare. Nonostante l’handicap, è risalito addirittura in sella ad una moto, con una Honda 450 preparata ad hoc per lui, realizzando un giro d’onore prima di una gara di Supercross nel 2006, emozionando particolarmente tutto il pubblico presente. Momenti indimenticabili che hanno riportato i tanti appassionati del Motocross a quel tempo glorioso composto da piloti stellari, quando questo sport era in primis fatto di umanità e sportività.

Articolo by Matteo Portinaro     

Seguiteci sui nostri canali Social ufficiali – Follow US on:
Facebook: https://www.facebook.com/MotoCrossAddictioncom/
Twitter: https://twitter.com/MxAddiction
Instagram: https://www.instagram.com/motocrossaddictioncom/
Google+: https://plus.google.com/b/106509975775967931287/+motocrossaddiction
Youtube: http://www.youtube.com/c/motocrossaddiction

[frontpage_news widget=”9993″ name=”Latest News”]

MotocrossAddiction.com | Motocross & Supercross News

Acquista il pacchetto MXGP-TV.com 2024

Share on:
Acquista il pacchetto MXGP-TV.com 2024